"Il peggio deve ancora venire, e colpirà la vita dei nostri figli e nipoti molto più della nostra", sottolinea il rapporto intermedio del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), citato dall'agenzia di stampa France-Presse (AFP).

Secondo il documento, il riscaldamento globale al di sopra della soglia di 1,5°C (gradi centigradi) fissata dall'accordo di Parigi avrebbe "impatti irreversibili per i sistemi umani ed ecologici", con gli esperti che sottolineano che la sopravvivenza dell'umanità potrebbe essere minacciata.

"La vita sulla Terra può riprendersi da grandi cambiamenti climatici evolvendo in nuove specie e creando nuovi ecosistemi. L'umanità non può", sottolinea il riassunto tecnico di 137 pagine del rapporto.

Con un aumento delle temperature medie di 1,1°C dalla metà del XIX secolo, gli effetti sul pianeta sono già gravi e diventeranno sempre più violenti, anche se le emissioni di anidride carbonica (CO2) saranno ridotte, avvertono gli esperti.

Carenza d'acqua, carestie, incendi ed esodi di massa sono alcuni dei pericoli evidenziati dagli esperti delle Nazioni Unite.

Almeno 420 milioni di persone dovranno affrontare "ondate di calore estremo" se il riscaldamento globale raggiungerà altri 2°C invece di altri 1,5°C, avvertono gli esperti del clima dell'IPCC.

Inoltre, 80 milioni di persone in più in tutto il mondo potrebbero essere minacciate dalla fame e 130 milioni potrebbero cadere in povertà estrema entro un decennio, aggiungono.

Per alcuni animali e specie vegetali potrebbe essere già troppo tardi.

"Anche a +1,5 °C, le condizioni di vita cambieranno oltre la capacità di alcuni organismi di adattarsi", si legge nella bozza del rapporto, citando le barriere coralline, da cui dipende mezzo miliardo di persone.

Il riscaldamento globale dovrebbe anche portare a un peggioramento delle malattie e delle epidemie. Entro il 2050, la metà degli abitanti del pianeta potrebbe essere esposta a malattie come la febbre dengue, la febbre gialla o il virus Zika.

Anche le malattie legate ai livelli di ozono nell'atmosfera, a causa delle ondate di calore, "aumenteranno sostanzialmente", dicono.

Gli esperti dell'IPCC prevedono quindi pressioni sui sistemi sanitari simili a quelle causate dalla pandemia del nuovo coronavirus.

Il rapporto di valutazione degli impatti del riscaldamento globale, creato per sostenere le decisioni politiche, è molto più allarmante del suo predecessore, rilasciato nel 2018.

Il documento dovrebbe essere pubblicato nel febbraio 2022, dopo l'approvazione di tutti i 195 stati membri delle Nazioni Unite e dopo la conferenza sul clima COP26, prevista per novembre a Glasgow, in Scozia.

Originariamente prevista per novembre 2020, la 26esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), con i leader di 196 paesi, imprese ed esperti, è stata rinviata a causa della pandemia.

Firmando l'Accordo di Parigi nel 2015, i leader mondiali si sono impegnati a limitare il riscaldamento a +2 °C rispetto ai valori dell'era preindustriale, se possibile a +1,5 °C.

Tuttavia, secondo il progetto di relazione dell'IPCC, il superamento di +1,5 °C potrebbe già portare a conseguenze progressivamente gravi, "a volte irreversibili".

Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale, la probabilità che la soglia di +1,5 °C venga superata già nel 2025 è del 40%.

Nonostante le conclusioni allarmanti, il rapporto offre anche una nota di speranza.

Secondo gli esperti dell'ONU, l'umanità può ancora assicurarsi un futuro migliore, ma questo richiederà l'adozione di misure drastiche per fermare il cambiamento climatico già oggi.

"Abbiamo bisogno di una trasformazione radicale dei processi e dei comportamenti a tutti i livelli. Dobbiamo ridefinire il nostro modo di vivere e consumare", dicono gli esperti.