"Certamente, la scienza ha segnato l'evoluzione dell'umanità in questioni e momenti ben distinti, con ciò che ha creato, scoperto, interpretato. Ma la scienza non è mai stata così rilevante, nel senso che ha mostrato quasi contemporaneamente e quasi in tutto il mondo l'impatto che l'attività umana ha sul cambiamento climatico e sulle mutate condizioni della Terra", ha detto, chiudendo l'ultima sessione giornaliera dell'incontro nazionale di scienza e tecnologia Ciência'21, a Lisbona.

Per Matos Fernandes, "mai prima d'ora la scienza è stata così importante nel determinare la necessità di un cambiamento completo del modello sociale ed economico" su scala planetaria, data la "prova inequivocabile" dell'interferenza umana nel riscaldamento globale.

La "grande rivoluzione, il grande cambiamento su scala globale, e in tempi molto brevi, è dovuto alla scienza", ha sottolineato, evidenziando che "la costruzione di una verità scientifica guida o dovrebbe guidare tutte le decisioni che vengono prese", compresi i "grandi impegni tra gli Stati", in particolare per la riduzione delle emissioni di gas inquinanti.

Consentendo "il progresso verso tecnologie più pulite", la scienza "è assolutamente essenziale", secondo il ministro, per "trovare le tecniche, i modi, i processi per fare le cose in modo diverso" e, banalizzandole, "per avere soluzioni economiche" ai problemi.

L'intervento del Ministro dell'Ambiente e dell'Azione per il Clima, nella sessione "La scienza e le nuove sfide dell'interazione spazio-clima: dall'osservazione della Terra al meteo spaziale", ha fatto seguito a quello dell'astrobiologa Zita Martins, che ha ricordato come le missioni spaziali mirino anche a "migliorare la qualità della vita sulla Terra".

La ricercatrice e docente dell'Istituto tecnico superiore ha citato il ruolo dei satelliti nel monitoraggio della qualità dell'aria e delle colture agricole, dell'inquinamento degli oceani o dei disastri ambientali, ma anche nell'accesso rapido a Internet nelle scuole.

L'ex astronauta francese Jean-Jacques Favier, 72 anni, che ha partecipato anch'egli alla sessione, ma in videoconferenza, ha affermato che "non esiste un piano B" per la Terra, un pianeta "bello e fragile" di cui ha avuto una "visione eccezionale" nel 1996 a bordo dello shuttle Columbia, che lo ha portato in missione per 16 giorni nel laboratorio riutilizzabile SpaceLab, installato nella parte posteriore della stiva della navetta spaziale statunitense.

Jean-Jacques Favier è rimasto colpito dai cicloni, ma anche dagli incendi e dall'inquinamento marino visti dallo spazio.

"Non esiste un piano B per il pianeta, la nostra base è il nostro pianeta", ha sottolineato, sostenendo che un'eventuale colonizzazione di altri pianeti dovrebbe essere prevista solo per scopi scientifici.