"Non mi risulta che questo servizio non venga fornito [dalle aziende], perché il numero di vigili del fuoco e di veicoli non è esaurito", ha dichiarato António Nunes a Lusa.

Secondo il presidente della LBP, in Portogallo ci sono 28.000 vigili del fuoco e 4.000 veicoli, un numero considerato "sufficiente per il rapporto di popolazione".

"Non mi è stata segnalata alcuna situazione in cui le corporazioni abbiano problemi a garantire i servizi che normalmente forniscono alla popolazione nei loro comuni", ha sottolineato.

Alla domanda sulle lamentele delle autorità locali e della popolazione per la mancanza di risorse per combattere gli incendi nel nord e nel centro del Paese, António Nunes ha sottolineato che "le risorse potrebbero non essere distribuite correttamente".

"È un problema che ha a che fare con il sistema di protezione civile, perché i vigili del fuoco non hanno l'autonomia di decidere dove andare", ha sottolineato.

António Nunes ha aggiunto che le risorse sono mobilitate dall'Autorità nazionale di emergenza e protezione civile, l'ente responsabile della gestione delle operazioni.

"Le risorse e gli uomini sono collocati in determinati luoghi, ma potrebbero essere necessari in altri e, se non vengono inviati, non lo sapranno", ha sottolineato.

Il presidente della LBP ha anche detto di non avere "alcuna prova, né relazione assoluta, che ci sia una mancanza di risorse", attribuendo il fatto che questa critica venga fatta in alcuni luoghi a una "possibile mancanza di coordinamento".

"Quello che ho sentito dire da comandanti, sindaci e dall'opinione pubblica è che i vigili del fuoco non sono presenti nelle varie località per un semplice motivo: perché, eventualmente, una mancanza di coordinamento ha fatto sì che non venissero impiegati", ha sostenuto.

Per la LBP, la questione è "un problema di coordinamento, comando e controllo e non di mancanza di risorse", osservando che "in un luogo specifico" può verificarsi questa mancanza di risorse.

"Quello che dobbiamo sapere è se questo può essere evitato inviando risorse da un teatro di operazioni ad un altro. Per fare questo, sarebbe necessario evitare di dividere la protezione civile in sottoregioni, che non hanno la capacità o l'autonomia per farlo, ed evitare di distruggere la capacità dei distretti", ha sottolineato, sostenendo che "c'è bisogno di una politica pubblica di protezione civile e di sostegno alla popolazione che deve essere definita".