I due fratelli, originari dell'Europa dell'Est, sono accusati di traffico di esseri umani, aiuto all'immigrazione illegale e falsificazione di documenti, mentre le due società sono accusate di associazione per l'aiuto all'immigrazione illegale, secondo il Servizio degli stranieri e delle frontiere (SEF).

In un comunicato, il SEF afferma che, a seguito di un'inchiesta, i quattro imputati sono stati incriminati "per le forti prove della pratica" di questi reati, proponendo anche l'espulsione dal territorio nazionale dei due fratelli.

Secondo il SEF, i due fratelli "incoraggiavano decine di connazionali a basso reddito a lavorare in Portogallo nel settore agricolo" e "li conducevano in varie località del Baixo Alentejo", dove venivano portati "in alloggi con condizioni di vita precarie e sovraffollate".

Avendo contrattato la fornitura di lavoro con i proprietari terrieri, i due fratelli "allevavano, controllavano e sfruttavano gli stranieri, mirando ad ottenere alti profitti finanziari da questa attività, nonostante i diritti dei lavoratori".

Di norma, i due fratelli "non stipulavano contratti di lavoro" con le vittime e le facevano "svolgere funzioni agricole, tenendole a vivere in condizioni disumane".

Inoltre detraevano dal salario concordato il pagamento dell'affitto delle case dove passavano la notte, il trasporto verso i luoghi di lavoro e le spese di cibo, acqua, elettricità e gas.

I fratelli non pagavano alle vittime gli straordinari, le ferie e le indennità natalizie, "né riconoscevano loro il diritto a prendere ferie pagate".

"In numerosi casi, di fronte alle proteste dei lavoratori, sono stati minacciati dagli imputati, aggrediti fisicamente ed espulsi dalle loro case, essendo rimasti senza alloggio e senza cibo", ha detto SEF.